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Contrasto al terrorismo internazionale (SIOI, Comunità Internazionale n. 4/2019)

Pubblicato e disponibile lo studio sulla Rivista trimestrale della Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale N.° 4/2019

CONTRASTO AL TERRORISMO INTERNAZIONALE, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AL FENOMENO DEI FOREIGN FIGHTERS

Introduzione di:
FRANCO FRATTINI, Presidente della SIOI – Società Italiana per l’organizzazione Internazionale

Contributi di:
ALESSANDRO POLITI – Il terrorismo della porta accanto.
GERMANO DOTTORI – Stati e terrorismo.
MATTEO BRESSAN – L’evoluzione della minaccia terroristica alla luce dell’uccisione di AlBaghdadi.
CLAUDIO BERTOLOTTI – I numeri e la geografia del terrorismo jihadista in Europa.
CHIARA SULMONI – Prospettive europee sulla radicalizzazione. Considerazioni da un tragitto in cinque Paesi.
ALESSIA MELCANGI – Il caos libico e la minaccia jihadista: prospettive e mutamenti.
MICHELA MERCURI – La Libia: il buco nero nella mappa del terrorismo.
CINZIA BIANCO – Visioni, instabilità e lotta armata: l’Arabia Saudita al bivio.
TIZIANO LI PIANI – Codifica quantitativa dell’input meccanico della minaccia terroristica per soft target in ambienti urbanizzati, basata sull’analisi comportamentale del carrier.
GIUSEPPE CUSIMANO – Cyber e terrorismo.
ANDREA MANCIULLI – Il futuro del terrorismo di matrice jihadista. Evoluzione della minaccia, strumenti di contrasto e strategie di prevenzione.

Introduzione di Franco Frattini

Sebbene da più di un anno i diversi protagonisti della lotta contro lo Stato Islamico ne abbiano a più riprese annunciato la sconfitta, il quadrante siriano e iracheno è ben lontano da una vera stabilizzazione. Persa la dimensione statuale con la quale lo Stato Islamico aveva raggiunto il suo apice di conquiste territoriali nel 2015, controllando all’incirca 200.000 Km², i combattenti rimasti dello Stato Islamico si starebbero radunando ed operando come cellule dormienti in Iraq, nella provincia nord orientale, al confine con l’Iran, di Diyala e in Siria, a Raqqa, nella provincia di Deir Al-Zour e nel deserto di Badia. Sebbene gli stessi vertici statunitensi che guidano la coalizione internazionale ritengano non adeguate alla riconquista di porzioni territoriali le attuali capacità dei combattenti dello Stato Islamico, la minaccia persiste. La storia dell’affermazione del DAESH è stata infatti caratterizzata dall’abilità di saper sfruttare da un lato il caos della guerra siriana con le relative divisioni tra le stesse fazioni delle forze di opposizione, dall’altro il collasso dell’esercito iracheno. Le attuali proteste e tensioni in Iran, così come l’opposizione delle milizie curde delle YPG alla presenza delle forze turche nel Nord Est della Siria, o anche la caotica situazione in Libia, potrebbero offrire nuovi margini di manovra ai combattenti ancora operanti sul campo di battaglia e distogliere, come in parte già sta accadendo da ottobre, le milizie curde dal contrastare efficacemente le residue forze del Califfato. L’elevata tensione tra Washington e Teheran nella regione e il rischio che l’Iraq possa nuovamente ripiombare in uno stato di insorgenza permanente, desta sempre più preoccupazione, specialmente a seguito dell’invito del Parlamento iracheno alle truppe straniere, anzitutto americane, a lasciare il Paese dopo il raid che ha ucciso il Generale Soleimani. Va inoltre evidenziato come a fronte di un importante sforzo militare che ha visto convergere contro lo Stato Islamico forze statunitensi, europee, russe, iraniane, forze arabo sunnite e curde, non si siano trovate risposte di natura “politica” ai problemi che avevano favorito l’ascesa e l’affermazione dello Stato Islamico. In assenza di un dialogo o di un negoziato con quei gruppi tribali che hanno appoggiato le forze dello Stato Islamico, così come in mancanza di una visione di lungo respiro da parte dei paesi occidentali che hanno contribuito alla sconfitta del Califfato, l’ISIS potrebbe, sotto forme anche differenti, tornare in gioco come attore locale. L’evoluzione del fenomeno terroristico non si limita certamente a quello che è stato definito il califfato dematerializzato, ma trova in Siria e più precisamente nella provincia di Idlib, l’epicentro del qaedismo. Un fenomeno che, seppur meno appariscente rispetto alla spettacolarizzazione mediatica dello Stato Islamico, continua a ramificarsi pericolosamente attraverso emirati islamici locali, in Mali, Algeria, Niger, Kenya, Somalia, Yemen, Afghanistan, Pakistan e Filippine. A completare l’analisi dei fenomeni terroristici e del rapporto tra Stato e terrore, oggetto della trattazione di questo volume monografico, va evidenziato il trend in aumento soprattutto in Europa, negli Stati Uniti e in Russia, degli attacchi riconducibili all’etno-nazionalismo, all’antisemitismo, all’estremismo anarchico e di estrema destra.

Scarica l’intera pubblicazione: Comunità Internazionale n. 1/2019 (Report Terrorismo)




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